Numero d'ordine: 462
Data: 26 09 1563
Intestazione: VINCENZO BORGHINI IN POPPIANO A GIORGIO VASARI IN FIRENZE
Segnatura: ASA, AV, 14 (XLVIII), cc. 31, 34.
Fonte: Molto Magnifico messer Giorgio.
Per risposta della vostra, che è stata, contro a l’ordinario vostro, molto breve et asciutta in tanta occasione di nuove, se bene avete tocco certi generali; ma io aspettavo una cronaca, e voi avete tocco solo certe poche cose, sicché mettetevi (come dice il Perugino) a ricorrire e far di nuovo.
Di Vincenzo Danti mi contento che sia lasciato stare, e la scusa è ragionevole, e non mancherà un’altra volta occasione di far fare a lui, et ora farà un altro. E della festa ho inteso il seguito, e mi piace, e ne scrivo una lettera, suggellatela, a Benvenuto, che sarà con questa, che voi leggerete e glene farete dare dove tocco della visita del principe, che faccino come si rimase.
Vincenzo de’ Rossi mi scrive l’inclusa. E perché voi, sì ben come io, avete a esser la vaccuccia d’ognuno, io vi mando in questa una supplica, formata come a me pare che stia bene, la quale vorrei che per Iacopo della Zucca, o per chi vi parrà, la mandiate a Vincenzo che la vegga; e piacendoli, operate, che la sia data et aiutata, perché in vero si fa anche pel Duca, che chi saffatica e dà del suo, sia riconosciuto, che questo è uno allettare le virtù et i virtuosi etc. Siché fateci anche voi un poco d’opera e siate compare a questa carità.
Io non proposi la cosa di Santa Maria del Fiore, quando ci ragunamo, che l’avevo alora, alora, avuta prima; perché mi fu tanto subita, che io volevo un po’ di tempo a pensare a di molte cose, che in sur un primo moto non ti vengono in considerazione. Di poi eravamo ragunati sotto titolo di riformatori e non di Academia. E sendo questa la prima cosa rimessa alla Academia et un primo saggio che n’ha da uscire, ci bisogna una grande avvertenza di incaminarla bene e con gravità e riputazione e sopra tutto, che non si susciti parte e baie, ma si proceda cor una maturità et autorità, che abbia un certo che di maiestà: et a questo voglio mettere ogni diligenza.
Voi dite a ser Carlo, e non gli paia che la si mandi in lungo, che tutto si fa a un fine, che lui e gli altri ne aranno soddisfazione assai; et io fra 2 giorni sarò costì o tre il più lungo, che fo qui un lavoro di granai nuovo, ch’è appena che con la mia presenzia si possa condurre bene.
Ora, che Sua Eccellenza è in Firenze, faresti un gran bene a veder di cavarli di mano i suggelli con qualche risoluzione sua. Ma io vi commetto tante cose con poca considerazione, non avvertendo, che state costì fra duchi, principi e cardinali: che beato chi vi deve poter vedere non che parlare. Ma neanche per questo mi riterrò di provare, se nelle grandezze sapete esser cortese, come voi siete franco et umano nelle disdette; e tutto è prova e non piccola.
Aspetto da voi mille nuove e massime del nostro Illustrissimo Principe, e come stia della persona, e che satisfazione porti di que’ paesi, e se questo nostro gli pare in effetto, come egli è, una bella cosa. Io non vi potrei mai dire, messer Giorgio, la gran contentezza che ho avuto della sua tornata: che Dio ne sia laudato infinitamente. Ora non dirò più, che ho scritto tante e tante lettere, e me ne resta a scrivere, che io sono stracco.
Da Poppiano a 26 di settembre 1563.
Don Vincenzo vostro.
Al Molto Magnifico messer Giorgio Vasari, mio osservandissimo.
Bibliografia: Frey 1930, pp. 5-6.