Scheda

Numero d'ordine: 483

Data: 21 02 1564

Intestazione:  VINCENZO BORGHINI IN POPPIANO A GIORGIO VASARI IN FIRENZE

Segnatura: ASA, AV, 14 (XLVIII), c. 200.

Fonte: Magnifico et Carissimo Messer Giorgio.
Ho in un medesimo tempo 2 vostre, e mi pare mene manchi una: ché in tutto poi che son quasù n’ho tre. Questo dico, che se vi fussi cosa che io avessi a sapere (quando ne sia smarrita una), possiate avvisare, che spesso vien quasù qualcuno.
E rispondendo a queste due, intendo quel che mi dite de’ quadri, che riuscendo bene con l’imporli, come mi dite, non mi dispiace punto; ma ben dubito, che voi non vi piglate troppa fatica, pure io non mene intendo. E che del discorso fatto sopra le Vite vi siate sadisfatto, n’ho piacere non piccolo anche io; e se stiamo 2 dì insieme, potremo fermare molte cose, massimamente se ci fussi Don Silvano; pure si ha fare quel che si può. Io arei avuto caro poter farlo qui, che non mi è rotto il capo, ché quando sono costì, non mi vien fatto di poter esser libero, come io vorrei, né del corpo né, che importa molto più, de l’animo; ché ho tanti viluppi per la mente, che sto sempre inalberato col cervello. E come vi ho detto, potrei stare ancor qui 4 o 6 giorni, che sono stato, Dio grazia, parecchi giorni senza fastidi.
Ora avvisate l’animo vostro, se vi ho aspettare. Et il vetturale viene costì e tornerà domattina; e non tornando, come ho detto, viene quasi ogni dì un fanciullo. Increscemi di Michelagnolo, che uno uomo come quello non arebbe mai a morire. E sarà bene, quando a Dio pur piaccia di tirarlo a sé, che l’Academia ne facci qualche dimostrazione straordinaria; e ne scrivo 2 parole a’ consoli, che parendovi darla, datela. Ma ben sarebbe, che se ne facessi un ofizio segnalato, con fare dire a qualcheduno parechi parole in laude sua et in onor dell’arte et in esortamento de’ giovani. Considerate questo, che io vi dico; che qualche volta per la malignità di certi invidiosi della virtù d’altri si lascia certe cose, che danno riputazione più a chi le fa, che a per chi le son fatte. Ora, come ho detto, voi ci penserete un po’ voi; che a me basta muover certe cose, e voi le terminerete.
Io vo assettando il mio libro, ma bisogna pensare a provedere de’ disegni; che volendo far cosa buona, n’ho pochi. Ma non mi sbigottisco, che col tempo si fa molte cose. E quanto a me, sono di contraria openione a voi, se vero è che le cose belle faccino maraviglia e le brutte paura. Dico, che credo, che arete più paura che maraviglia. Ma lasciando le baie: io vo esercitando quei fanciulli e facendoli ghiribizzare un poco, che da ritrarre una figura in fuori non han termine alcuno di certe leggiadrie; et io gli fo fare spartimenti fantastichi, scorniciamenti, colonne, pilastri, porte, termini etc. E così avessi io de’ disegni a iosa, come io crederrei assettar un bel libro, e vommi passando tempo a questo modo e fuggendo i pensieri più che io posso. E se starete 2 giorni qui, forse vi sdimenticherete anche voi qualche fastidio.
Ora sarà tempo, che Vincenzo Rossi sollecitassi la cosa sua, che Filippo Antelli è la su. Ricordateglene un poco. E mi aveva promesso non so che disegni del Bandinello; o per dir meglio, il prete del Bandinello m’avea detto, che voleva che lui gli sceglessi. Io sono in umore di disegni, come vedete. Dio vi salvi et contenti.
Da Poppiano a 21 di febraio 1563.
Don Vincenzo vostro.
Al Molto Magnifico messer Giorgio Vasari, Pittore et Architetto Excellentissimo.

Bibliografia:  Frey 1930, pp. 23-26.