Scheda

Data: 11 07 1791

Intestazione: Giuseppe Pelli Bencivenni a Ferdinando III

Segnatura: AGU, Filza XXIV, n. 25

Fonte: Io supplico umilmente V.A.R. che mi conceda la dolce soddisfazione di giustificare avanti al di lui trono la mia insufficienza nella parte letteraria di questo mio impiego, rappresentandole che ho procurato di vincerla preparando varie cose per la stampa che possono illustrare la celebrità del luogo a cui ho l'onore di soprintendere. Fino all'anno 1779, in cui pubblicai il mio Saggio Istorico della R. Galleria di Firenze con dedica all'augusto di lei genitore, saggio che ho poi corretto accresciuto e condotto fino al 1790 e che ho depositato manoscritto in questo archivio, scrissi che contavo di dare in luce successivamente i cataloghi delle varie classi di preziose cose ch'ella contiene mi lusingavo allora di fare questi cataloghi in compagnia dell'abate Lanzi, allora mio aiuto, e di lasciare ad esso il peso di illustrare i marmi, i bronzi, le terre, le cose etrusche e di ristringere il mio lavoro alla medaglie, alle gemme, alla pittura, ai disegni ecc. Ebbi la disavventura di non trovare in detto aiuto quella compiacenza che speravo, onde perché i forestieri non restassero privi di una succinta esatta guida per osservare la R. Galleria, mi limitai a prestare l'opera mia all'abate Zacchiroli che stampò nel 1783 in francese una breve descrizione della medesima al canonico de' Giudici che nel 1790 la riprodusse in Arezzo con miglior metodo. Intanto io lavoravo in privato ai miei cataloghi, e che cosa abbia fatto fu detto nelle Novelle Letterarie fiorentine del mese di luglio 1784, in occasione di dar notizia dei nuovi utilissimi provvedimenti relativi alla R. Galleria. Nel 1788 umiliai al trono di Pietro Leopoldo, XLIV tomi in foglio con i cataloghi delle medaglie antiche e moderne, dei gettoni, dei sigilli e delle gemme, ed in prova del real gradimento, ricevetti una medaglia d'oro con il motto MERENTIBUS, la quale appagò ben giustamente il mio amor proprio. Non si sparge l'idea della celebri gallerie, se non per mezzo dei disegni e delle stampe, e quella di V.A.R. fu fatta in parte per conoscere magnificamente per mezzo del Museo Fiorentino, ed ora una società di facoltosi e dotti francesi vanno stampando a Parigi con eleganza quanto di più bello essa contiene. Ma in queste opere non si averà mai il tutto. Io per preparare una continuazione al Museo, provveddi fino dai primi tempi che venni a servire in questo dipartimento, a far disegnare quanto non trovavo pubblicato, eccettuati i quadri che sono lavori di troppo impegno per i disegnatori ordinari, ed ora si ritrae in carta la serie dei busti imperiali in marmo, la più completa che si conosca. Terminati questi disegni, il tempo aprirà la strada a qualche impresa e l'A.V.R. potrà cooperarci con la sua sovrana generosità. Quello che più da vicino mi riguarda, è l'avere in punto per la stampa, un catalogo di tutti i quadri con la loro storia, provenienza ed autenticità, per quanto mi è stato possibile assicurarle con lo spoglio di molti libri pittorici e con un proemio in forma di lettera in cui sviluppo le mi idee in quest'arte, ed un discorso sopra le gemme intagliate esemplificato con quello che sono nella R. Galleria, per dare alla materia un'aria interessante, istruttiva e nuova. E per risparmiare per ora un secco catalogo delle medaglie che senza le figure sarebbe poco applaudito. Il pensare all'edizione dei suddetti cataloghi delle medaglie, marche ecc., è cosa forse inutile, da poiché tanti ne sono già in luce che ripetono le cose stesse e da poiché, le più rare del Gabinetto dell'A.V.R. sono state dal proposto Gori, dall'abate Echkel e d'altri nelle loro opere, ma la pubblicazione per ora del predetto discorso e della quadreria può non essere superflua. Se piacesse adunque alla R.A.V. il far stampare a sue spese questi due lavori come arrischio supplicarla, o per vendersi o per distribuirsi in dono ai personaggi più distinti che vengono in questo luogo, io lo ricuserei come un pubblico contrassegno della sua sovrana grazia che come uomo onesto ambisco sopra tutte le fortune, altrimenti a questa mia umilissima rappresentanza uno sfogo del mio desiderio di far conoscere a V.A.R. impiegarmi io con tutte le mie deboli forze nel suo buon servizio pieno di zelo e di profondissimo rispetto.

Bibliografia: 2003 Fileti Mazza-Tomasello, pp. 182-184.