Scheda

Data: 31 05 1509

Mittente: Buonarroti Michelangelo

Luogo Mittente: Roma

Destinatario: Buonarroti Lodovico

Luogo Destinatario: Firenze

Trascrizione: Karissimo padre, io ò inteso per l'ultima vostra chome le cose vanno di chostà e chome Giovan Simone si porta. Non ebi, è già dieci anni, la più chactiva novella che la sera che io lessi la vostra lectera, perché mi chredevo avere achoncio i chasi loro, cioè i' modo che egli sperassino di fare una buona boctega chol mio aiuto, chome ò loro promesso, e socto questa speranza actendessino a farsi d'assai e a imparare, per poterla poi fare quando il tempo venissi. Ora io vego che e' fanno el contrario, e massimamente Giovan Simone, ond'io ò visto per questo che il fargli bene non giova niente; e sse io avessi potuto, il dì che io ebbi la vostra lectera montavo a chavallo e arei a questa ora achoncio ogni cosa. Ma non potendo fare questo, io gli scrivo una lectera come pare a mme, e sse egli da qui inanzi non si muta di natura, overo se llui cava di casa tanto che vaglia uno stecho o fa altra cosa che vi dispiaccia, vi prego che voi me l'avisiate, perché vedrò d'avere licenzia dal Papa, e verrò chostà e mosterrogli l'error suo. Io voglio che voi siate certo che tucte le fatiche che io ò sempre durate non sono state mancho per voi che per me medesimo, e quello che io ò chomperato l'ò chomperato perché e' sia vostro i' mentre che voi vivete; che se voi non fussi stato, non l'arei comperato. Però, quando a voi piace d'apigionare la chasa e d'afictare il podere, fatelo a vostra posta e chon quella entrata e chon quello che io vi darò io, voi viverete com'un signore; e sse e' non venissi la state come viene, io vi dirrei che voi lo facessi ora e venissivi a star qua mecho. Ma non è tempo, perché ci viveresti pocho la state. Io ò pensato di levargli e' danari che egli à in sulla bottega e dargli a Gismondo, e che lui e Buonarroto si tornino insieme il meglio che potranno, e che voi apig[i]oniate choteste chase e 'l podere da Pazolaticha, e chon quella entrata e chon quello aiuto anchora che io vi darò io, che voi vi riduciate in qualche luogo che voi stiate bene e possiate tenere chi vi governi, o in Firenze o fuor di Firenze, e llasciar chotesto tristo chol culo i' mano. Io vi prego che voi pensiate al chaso vostro, e in tucti que' modi che voi volete fare che vi sia il vostro, in tucti vi voglio aiutare tanto quant'io so e posso. Avisate.De' casi della Cassandra, io mi sono chonsigliato del ridur qua il piato. Èmmi decto che io spenderò qua tre volte più che non si farà costà; e così è cierto, perché quello che si fa costà chon un grosso non si farà qua con dua carlini. L'arltra, che io non ci ò amicho nessuno di chi mi fidare, e io non potrei actendere a ssimil cose. A me pare, quando voi [vo]gliate actendere, che voi andiate per la via ordinaria, sechondo che vole la ragione, e che voi vi difendiate quanto voi potete e sapete; e de' danari che bisognia spendere io non vi mancherò mai, i' mentre che io n'arò. E abiate mancho paura che voi potete, perché e' non son casi che ne vadi la vita. Non altro. Avisatemi, come v'ò decto di sopra.Vostro Michelagniolo in Roma.A llodovicho di Buonarrota Simoni in Firenze.

Collocazione: BM, Add. ms. 23140, c. 5; orig. autogr.

Bibliografia: Michelangelo, Carteggio, I, 1965, pp. 93-94.