Scheda

Data: 30 11 1523

Mittente: Buonarroti Michelangelo

Luogo Mittente: Firenze

Destinatario: Fattucci Giovan Francesco

Luogo Destinatario: Roma

Trascrizione: Messer Giovan Francescho, voi mi ricerchate per una vostra chome stanno le chose mia chon papa Iulio; io vi dicho che se potessi domandar danni e interessi, più presto stimerei avere avere che avere a dare. Perché quando mandò per me a Firenze, che credo fussi el sechondo anno del suo pontifichato, io avevo tolto a fare la metà della sala del Chonsiglio di Firenze, cioè a dipigniere, che n'avevo tre mila ducati, e di già era facto el cartone, chome è noto a ctucto Firenze che mi parevon mezzi guadagniati. E de' dodici Apostoli che anchora avevo a fare per Santa Maria del Fiore, n'era bozato uno, chome anchora si vede, e di già avevo chondocti la maggior parte d'i marmi. E levandomi papa Iulio di qua, non ebbi, né dell'una cosa né dell'altra, niente. Dipoi, sendo io a rRoma chon decto papa Iulio, e avendomi allogato la sua sepultura, nella quale andava mille duchati di marmi, me gli fece pagare e mandòmi a Charrara per essi, dov'io stecti octo mesi a fargli bozzare e chondussi quasi tucti in sulla piazza di Santo Pietro, e parte ne rimase a rRipa. Dipoi, finito di pagare e' noli di decti marmi, e manchandomi e' danari ricievuti per decta opera, forni' la chasa che io avevo in sulla piazza di Santo Pietro di lecti e masseritie del mio, sopra la speranza della sepultura, e fe' venire garzoni da Firenze, che anchora n'è vivi, per lavorare, e decti loro danari inanzi, del mio. In questo tempo papa Iulio si mutò d'oppenione e non la volse più fare, e io, non sapendo questo, andandogli a domandare danari, fui cacciato di chamera, e per questo isdegnio mi parti' subito di Roma; e andò male ciò che io avevo in chasa, e e' decti marmi, che io avevo chondocti, stectono insino alla creatione di papa Leone in sulla piazza di Santo Pietro. E dell'una parte e dell'altra n'andò male assai. Fra gli altri, di quel ch'io posso provare, me ne fu tolti dua pezzi di quatro braccia e mezo l'uno da rRipa, da Aghostino G[h]igi, che m'eron chosti a me più di cinquanta ducati d'oro e questi si potrebon risquotere, perché ci è e' testimoni. Ma per tornare a' marmi, dal tempo che io andai per essi e che io stecti a Charrara insino a che io fui chacciato di Palazo, v'andò più d'un anno del qual tempo non ebbi mai nulla e mmessivi parechi decine di ducati.Dipoi, la prima volta che papa Iulio andò a Bolognia, mi fu forza andare là cholla choreggia al chollo a chiedergli perdonanza, onde lui mi decte a fare la figura sua di bronzo, che fu alta, a ssedere, circha a ssecte braccia, e domandandomi che spesa la sarebbe, io gli risposi che credevo gictarla chon mille duchati, ma che e' non era mia arte e che io non mi volevo obrigare. Mi rispose 'Va', llavora, e ggichtere(n)la tante volte che la venga, e dare(n)ti tanto che tu sarai contento'. Per abreviare, la si gictò dua volte, e in chapo di du' anni che io vi stecti mi trovai avanzati quatro ducati e mezo. E di questo tempo non ebbi mai altro; e le spese tucte che io feci ne' decti dui anni furno de' mille ducati chon che io avevo dicto che la si gicterebbe, e' quali mi furon pagati im più volte da messere Antonio Maria da lLegnian[o] bologniese.Messo sù la figura nella facciata di San Petronio e tornato a rRoma, non volse ancora papa Iulio che io facessi la sepultura e missemi a dipigniere la volta di Sisto, e facemo e' pacti tre mila duchati; e '1 disegnio primo di decta opera furono dodici Apostoli nelle lunecte, e '1 resto un certo partimento ripieno d'adornamenti, chome s'usa. Dipoi, cominciata decta opera, mi parve riuscissi cosa povera, e dissi al Papa chome, facendovi gli Appostoli soli, mi parea che riuscissi cosa povera. Mi domandò perché io gli dissi 'Perché furon poveri anche loro'. Allora mi decte nuova chommessione che io facessi ciò che io volevo, e che mi chontenterebe, e che io dipigniessi insino alle storie di socto. In questo tempo, quasi finita la volta el Papa ritornò a Bolognia, ond'io v'andai dua volte per danari che io avevo avere, e non feci niente, e perde' tucto questo tempo finché ritornò a rRoma. Ritornato a rRoma mi missi a far chartoni per decta opera, cioè per le teste e per le faccie actorno di decta capella di Sisto, e sperando aver danari e finire l'opera non potecti mai octenere niente; e dolendomi un dì con messer Bernardo da Bibbiena e chon Actalante, com'io non potevo più stare a rRoma e che e' mi bisogniava andar con Dio, messer Bernardo disse a Actalante che gniene ramentassi, che mi voleva far dare danari a ogni modo, e fecemi dare dumila ducati di Chamera, che son quegli, chon que' primi mille de' marmi, che e' mi mectono a chonto della sepultura; e io stimavo averne aver più, pel tempo perduto e per l'opere facte. E de' decti danari, avendo messer Bernardo e Actalante risuscitatomi, donai all'uno cento ducati, all'altro cinquanta.Dipoi venne la morte di papa Iulio, e a ctempo nel prencipio di Leone, Aginensis volendo acresciere la sua sepultura, cioè far maggiore opera che il disegnio che io avevo facto prima, si fece uno chontracto. E non volend'io che e' vi mectessino a chonto della sepultura i decti tre mila ducati che io avevo ricievuti, mostrando che io avevo avere molto più, Aginensis mi disse che io ero un ciurmadore.

Collocazione: AB, V, n. 39; minuta autogr.

Bibliografia: Michelangelo, Carteggio, III, 1973, pp. 7-9.