Scheda

Data: 09-02-1704

Intestazione: Sebastiano Resta da Roma a F.M.N. Gabburri.

Fonte: Dal signor Leonardo Libri, che maneggia tesori, mi viene la preziosa carta di V.S.I. che mi trova in povertà di pitture da che me ne spogliai per Pistoia. V.S.I. mi richiede paesi di monsù Giacomo, detto da noi degli Occhiali, diligentissimo e naturalissimo nelle case, ma non troppo tenero negli arbori quanto alla facilità e freschezza del frappeggiare. Non so se sia a Roma o in Napoli, ma lo saprò. Sarà difficile che m’incontri a vederne alcun pezzetto, perché vi fatica; e non dipinge se non per particolari e per signori, che se li tengono ne’ gabinetti. È amico mio; ma comeché io pratico poco i pittori da molto tempo in qua, non so per adesso darne maggior contezza. Un mese fa mi fu mostrato per dell’Albano un paesino del Brugolo, con bellissima aria e figure (parmi fosse un’Europa, ma per la mia distratta e svanita memoria, che non è se non per la reminiscenza del Coreggio, Raffaelle e Tiziano, non mi assicuro se io dica il vero). Io l’avrei preso anche per 50 scudi se fossi stato immerso nel diletto di prima. Credo che me l’avrebbe dato per 40, e mi ricordo che simili pezzetti a Milano si vendevano per 40 doble. Lo aveva in mano un tal N. N. pittore lucchese alle colonnate di San Pietro.
Due ovatini piccoli di Cornelio Brusco, detto Cornelio Satiro, vidi poco fa a Torsanguigna in casa d’un mercante, detto Vavassore, che si è ritirato o sta per ritirarsi defraudato da’ suoi debitori. Oggi son andato dal padre abate Pace della Pace, che è il confessore delle donne, e m’ha detto ch’io faccia il prezzo; ma io gli ho risposto che si informi lui e concluda sul corrente di questi tempi calamitosi, perché quando io dimando di comprare, non voglio far io i prezzi.
Un tal signore Alessandro Argoli alla Scrofa m’ha fatto sapere che avrà un quadretto del Coreggio ed uno di Paolo Veronese; ma fa trattar dalla sua nuova sposa più vivace di lui, la quale dice che m’ha conosciuto alla visita di sua madre inferma; e dalla medesima trasento che parla di migliaia per calare a centinaia, sicché vivacità, donne, molte centinaia sono inviti da fuggire. E poi sono due autori Coreggio e Paolo che mi bisognerebbe sacrificare molti sospiri. Da questo medesimo Argoli ho visto l’adultera su l’andare tizianesco, ma meno morbida, con molte mezze figure, in tela di sei o sette palmi per traverso, buona pittura di Rocco Marcone veneto; e quasi dell’istessa misura il Samaritano che medica di ferito, di Giacomo Palma giovane, il meglio quadro che di quest’uomo abbia visto per colore e per disegno; ma questo credo che lo piglierà un Prelato, perché gli accompagna una medesima istoria del Tintoretto maestro del medesimo Palma; ma però io non m’ingerirò io questa compra per l’istesse cause di vivacità, giovane, centinaia.
Ma se V.S.I. vuole farne spesa di pitture, ed è sì amico del signor Andrea del Rosso, tratti con lui, che n’ha una stanza lasciatagli da un debitore. La Susanna, quadro grande di figure al naturale, sta segnato per Tiziano; io lo credo di Luca Cambiagio. Una Madonna bella con putto e testine d’angioli, nell’inventario per di Agostino Caracci, a scudi 120, se non erro, è di Giulio Cesare Procaccino, ed è quadro di tre palmi o poco più o meno, e mi piace per esser mio paesano. V’è poi un altro pezzetto di molte figure, misura circa a 4 palmi, che bisognando lo farò calare per vederlo da vicino, ed è di tremendo stile di Bartolommeo Schidone, scolaro d’Annibale Caracci. Ora suona la tavola: non posso più stare al tavolino, né posso finir la lettera. La mia prima pittura con V.S.I. sia questo sbozzo in furia.
Roma, 9 febbraio, 1704.

Bibliografia: Bottari, Raccolta di lettere sulla pittura, scultura ed architettura scritte da’ più celebri personaggi dei secoli XV, XVI e XVII pubblicata da M. Giovanni Bottari e continuata da Stefano Ticozzi, Milano 1822, II, pp. 97-101 (XLII).