Data: 20-08-1724
Intestazione: Pierre Crozat da Parigi a F.M.N. Gabburri.
Fonte: Ho ricevuto per mano del signore abate Franchini la lettera molto istruttiva che V.S.I. ha favorito di scrivermi ne’ 6 del mese scorso; di che le rendo umilissime grazie, valutando assaissimo le cure e gl’incomodi che ella si vuol prendere per contribuire alla perfezione della mia impresa di fare intagliare i migliori quadri che abbiamo in Francia. Sarebbe da desiderare che ella avesse seguitato la medesima idea per gli eccellenti quadri che sono in Firenze, la quale sento che abbandoni per non aver trovati in Germania intagliatori capaci d’intagliare, disegni che ella ha fatto fare. Io avea ben sentito dire che fossero in quel paese molti intagliatori, ma non di molta stima, come è il signor Frey svizzero, che al presente è fissato in Roma, che mi si dice esser il più bravo. Anche in Olanda è qualche buono intagliatore; ma quella gente vuol essere salariata; e poi bisognerebbe, sto per dire, che eglino lavorassero sotto gli occhi del signore Redi; il che io provo tuttodì per esperienza. Per questo io le scrissi che i quadri di Firenze si vorrebbero intagliare sul luogo. Da che ella ha scelto il signore Redi e che ella n’è contenta, non bisogna che egli dia nell’inconveniente in cui son cascati i buoni pittori che hanno voluto copiare l’opere degli altri, cioè di fare spiccar la lor maniera. Un giovane che per anco non l’ha formata, molte volte è più fedele nel copiare. Ma cade in un altro disordine, che è la poca intelligenza che un pittore ha assai più di lui. Tutti questi timori cesseranno, potendo vedere i disegni del signor Redi. E perciò approvo che ella faccia far cinque disegni cavati dai più bei quadri del Pontormo, di Bernardin Pocetti, del Passignano, di Giovanni da S. Gimignano, e di Baldassar Franchini da Volterra . Mi riporto alla scelta che farà V.S.I. per prender quelli che saranno propri per intagliare.
Noi abbiamo in Francia dell’opere d’altri pittori fiorentini, di cui fo conto di servirmi per farle intagliare.
Io ho l’onore di mandarle la grandezza giusta delle stampe impresse in mezzo foglio. Quelle che sono il doppio, s’imprimono in foglio intero: o piuttosto troverà qui inclusa la misura del piede francese, che si divide in 12 pollici. Le stampe che io fo imprimere sopra un mezzo foglio detto del gran Colombier, sono alte 15 pollici, e larghe tra gli 11 e 12; e quelle che s’imprimono in foglio intero, sono sempre della medesima altezza, e larghe tra 22 e 23 pollici, e qualche volta meno secondo i quadri. Io ho piena cognizione dell’eccellenza di Lorenzo Ghiberti e di Benvenuto Cellini, ambedue bravi scultori. Di questo ultimo si dice che abbia gettate in bronzo le più belle statue ricavate dall’antiche, che sono a Fontanablò. Ci saranno del medesimo altre opere che non sono a nostra notizia. Io so ch’ella ne ha la Vita scritta a mano composta da lui stesso, nella quale egli non avrà tralasciato di far la descrizione dell’opere che avrà fatto per Francesco I. Io le confesso che sarei molto curioso di averne una copia, o almeno un ritratto di tutto quello che questo grand’uomo ha fatto in Francia. Se questo non le fosse troppo incomodo, io le sarei molto obbligato di farlo fare, e mandarmelo co’ disegni che le ho richiesto. Io la prego ancora d’aggiungervi la spiegazione de’ quadri che ella avrà la bontà di far disegnare, e qualche notizia intorno alla vita di quei pittori che gli avranno fatti, e particolarmente di quelli di cui non è scritta la vita, come sarebbe il Franceschini di Volterra. Io mi lusingo che V.S.I. mi farà questa grazia; come anche di fornirmi di notizie particolari che ella abbia intorno alle vite d’altri pittori fiorentini che non sono ne’ libri stampati. Tra questi che trattano della pittura e della scultura, mi manca quello del Cellini, stampato nel 1568. Se ella lo trovasse presso qualche libraio di costì, m’obbligherebbe assai se me lo comprasse per mandarmelo. Io non ho cognizione de’ banchieri di Firenze, ma per mezzo di questo signor abate Franchini potrò rimborsarla di quel poco che spenderà per me. In contraccambio io le offerisco di fare altrettanto per V.S.I. e per li suoi amici.
Io non ho notizia di quadri di Raffaelle, che siano in Firenze, se non di quelli del Granduca. Quelli che possono essere in case particolari, possono esser dubbi, se non sono nominati dal Vasari, ch’è stato diligente in farne menzione nelle Vite de’ pittori.
Seguitando l’idea che io mi son fatto della impresa di V.S.I. della descrizione della galleria del Granduca, io suppongo che questo principe le donerà le tavole già intagliate, e che ella seguiterà a fare intagliare il rimanente con tutte le statue e busti e altre anticaglie, come anche le medaglie e pietre intagliate; onde v’impiegherà tutti gl’intagliatori in rame che potrà trovare; perciò sarebbe un farle torto a toglier il Mogalli e Teodoro. Mi preme troppo che si compisca la sua opera, e però sarebbe un abusarsi della sua cortesia, con cui me gli offerisce obbligantemente per intagliare disegni di quei quadri che io ho pregata a farmi disegnare, e che io farò intagliar qui. La mia opera, il cui profitto dee andar tutto a pro degl’intagliatori, impegnerà molti giovani istruiti nel disegnare a mettersi a incidere per aver parte in quest’opera, che sarà vasta: e può impiegare una cinquantina d’intagliatori e più, se si metterà in esecuzione.
Io la ringrazio del catalogo delle stampe cavate da’ quadri del Granduca. Dal riscontro con le stampe che S.A.R., defunto mi donò, e con quelle che ha il conte di Morville, e col catalogo che mi mandò il principe Eugenio, ho trovato che me ne mancano 31, come vedrà dalla nota che ho mandato al signore abate Franchini, che m’ha fatto grazia di promettermi d’inviarla a’ ministri del Granduca con quella delle stampe che mancano al detto conte di Morville, per procurargliele.
Io aggiungo qui una nota di 20 stampe, che sono nel catalogo del signor Foggini sotto i nomi differenti da quelli che sono scritti o intagliati sotto le stampe. Sopra di ciò vorrei che ella mi illuminasse. Mi farebbe favore di aiutarmi per provvederle. Io ho anco 7 stampe che non son nel catalogo, che mi fa credere che il signore Foggini non è stato esatto, o si è riportato a qualcuno che le ha lasciate fuori. Ma si correggerà tutto con l’opera ch’ella intraprende a fare; ma frattanto io le resterò obbligato se mi procurerà tutte le stampe de’ quadri del Granduca che esciranno via via. È un danno che quegli che si sono incaricati di fargli intagliare, non si siano prefissi una grandezza delle stampe uniforme, e atta a inserire in un volume. Io spero che ella troverà qualche ripiego per rimediare a questo difetto. Ella ha pensato bene che subito che sarà fuori il mio primo volume delle stampe della scuola romana, io non mancherò d’aver l’onore di mandarglielo, e anche un piccol numero d’esemplari per li suoi amici, persuaso che ella ne procurerà lo spaccio per far servizio agl’intagliatori.
I signori Berger, Croisille e Lomyne son giunti qui pieni di riconoscenza di tutti i favori che hanno da lei ricevuti nel passar per Firenze. Mi hanno imposto di ringraziarla, e non cessano d’esagerar il piacere che ella ha loro procurato, con far loro vedere tutte le rarità del Granduca. Io la richieggo della sua protezione per il signore Veugle che dee succedere al cavalier Person. Egli è un galantuomo e bravo nella sua professione, in cui si fa onore. Egli le comunicherà l’idea che abbiamo d’unire le differenti accademie d’Italia con quella che il re mantiene in Roma, a fin che i giovani che si rilevano in questa, siano ricevuti nell’altre tutte per profittarne. Io suppongo che quella che fioriva in Firenze fin dai tempi li Michelagnolo, sussista ancora. Non sarà di vantaggio per gli giovani che si tiran su in codesta accademia, di poter esser ammessi in quella di Roma? e pe’ giovani francesi parimente, nel passar da Firenze, poter andare a studiare sopra l’opere che sono in codesta città, co’ lumi e le direzioni di quelli che presiedono a codesta accademia? Io resto, ecc.
Parigi, 20 d’agosto,1724.
Bibliografia: Bottari, Raccolta di lettere sulla pittura, scultura ed architettura scritte da’ più celebri personaggi dei secoli XV, XVI e XVII pubblicata da M. Giovanni Bottari e continuata da Stefano Ticozzi, Milano 1822, II, pp. 149-156 (LXIII).