Scheda

Data: 16-03-1713

Intestazione: Giuseppe Pinacci a F.M.N. Gabburri.

Fonte: Il desiderio di servire V.S.I. in ogni congiuntura, in che V.S.I. si degnerà comandarmi, fa ch’averò per sommo favore i suoi cenni, siccome ora nell’affare delle stampe, libri e disegni. Ma avendo dato una passata all’inventario, vedo che difficilmente potrò servirla in sì poco tempo, atteso il molto numero; il che non potrei fare in molto tempo, il qual tempo non lo posso avere stante le mie molte occupazioni; e una tal faccenda non si può fare senza una esatta applicazione, mentre si tratta di giudicare con giustizia. Ma pure dirò il mio pensiero, che servirà dì regola tanto in questa vendita, quanto in comprare. Dico che un cavalier suo pari, che non ha bisogno, sta bene aver comprato nel modo che ha fatto da’ mercanti francesi, e sì da altri; ma per altro chi vuole il suo vantaggio, scrive in Francia, in Fiandra e in Italia, dove sono stampe, e si fa mandare ciò che vuole, dove si comprano con assai più vantaggio. L’opere intiere degli autori sono sempre più stimate appresso i dilettanti che desiderano mettere insieme tutte l’opere degli uomini grandi. Quando sono spezzate, quelle sono puramente per quelli che solo si dilettano d’aver qualche stampa buona. Le stampe spezzate, che sono ricercate da tutti gli dilettanti, sono quelle che se n’è perduto i rami originali; e sono le stampe di Marcantonio, le stampe del Parmigianino, le stampe d’Alberto Durero, di Luca d’Olanda, di Berchem, di Vischer, di Rembrant, dei Caracci intagliate di sua mano, e specialmente di Agostino, e infiniti altri autori. Di questi è stimabile tutto quello che si trova, ma delle stampe moderne si stima l’opera intiera, e così dico de’ libri. Circa alli disegni, sono stimati tutti, quando sono di maestri primari per la serie, dico tutti li antichi: per studio e diletto, solo quelli dal Mantegna in qua; e li disegni di stima sono, quando sono opere concluse e ben conservati. Circa poi agli studi, come panni, piedini, manine, e altre cose solo accennate, anco che sieno di valent’uomini, sono studi solo per li pittori, ma non di molta stima; e di questi vi sono soli tre autori, che ogni segno che sia veramente suo, si stima, e si stima per la rarità, e sì per il suo gran nome, cioè Michelangelo, Raffaelle e Coreggio. Ogni cartuccia di questi vale. Circa alle stampe moderne, la regola è questa, che quello che si compra un tollero, quando si vende, il tollero diventa testone. Il contrario poi succede nelle stampe antiche; il testone diventa tollero, e così segue ne’ libri.
Ora direi che V.S.I., che è giovane, averà la memoria di quello che le siano costati tutti li suoi libri, e di quello che le costino le stampe; e se le piace, si potrebbe valere di qualche buon libraio per la stima. Circa alle stampe, si regoli dal costo, e circa alli disegni sarò di nuovo da V.S.I. lunedì, dopo che averò visitato la chiesa di S. Giuseppe, e lì col suo aiuto dirò circumcirca il suo prezzo; e questo è quanto posso fare per genio grande che ho di servire al suo gran merito.
V.S.I. abbia la bontà di vedere come negl’interessi miei io mi sia governato, sì per il poco tempo che ho, e per l’età mia grave. Dico, che senza numerare né stampe né disegni, li quali ascendono a migliaia, che sono in cinque cartellone, due altre cartelle più piccole, e due cassette piene numer. 34 disegni incominciati de’ primari maestri, principiando da Michelagnolo a Pietro da Cortona; una delle cartellone è de’ disegni de’ più eccellenti pittori, tutti conclusi e conservati: le due cassette che sono più centinaia tutti disegni, schizzi e pensieri di buoni pittori: le stampe sono tutte le gallerie di Roma, logge di Ghigi, Borghese, del Vaticano, di S. Pietro; molti libri del Potre, molti di Perelle: tutta l’opera di animali di Berghem, di Vischer, un’opera del Gesuita Borgognone di battaglie, di Giovanni Miele, Michelangelo Cerquozzi, Giovanni Baur, Gimignani: tutte l’opere grandi e piccole del Tempesta, tutta l’opera di Venezia, li paesi del Guercino, parte de’ Caracci: li due libri del Baur, le battaglie di monsù Guglielmo: tutti li fogli de’ primi pittori che si stampano in Roma: l’opere tutte di Pietro da Cortona, buona parte dell’opere del Callotti, di Stefanino i vasi di Polidoro, ed infinite altre stampe; li cento ritratti di Vandic, la notomia del Genga, ed altro, ec., senza notare il tutto, l’ho dato per cento scudi. Sia questo di riprova a V.S.I. della mia facilità. Il poco tempo che ho nel far note di disegni e di stampe, che portano seco più tempo che qualsivoglia galleria. Intanto ne faccia un poco di scandaglio, e poi ci rivedremo.

Casa, 16 marzo, 1713.

Bibliografia: Bottari, Raccolta di lettere sulla pittura, scultura ed architettura scritte da’ più celebri personaggi dei secoli XV, XVI e XVII pubblicata da M. Giovanni Bottari e continuata da Stefano Ticozzi, Milano 1822, II, pp. 120-123 (L).



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