Scheda

Numero d'ordine: 93

Data: 2 04 1547

Intestazione: PAOLO GIOVIO IN ROMA A GIORGIO VASARI IN FIRENZE

Segnatura: ASA, AV, 10 (XLIV), c. 13.

Fonte: Excellente messer Giorgio, mio onorandissimo.
Io dicevo testé a messer Simon Botti, che una parte grandissima per condurre felice vita consiste in esser carne d’arosto, come sete voi, che non voleste saltare la scopa, aspectando di mangniar prima le ova soda e le cosce del capretto, per non dire l’agnio pascale. La vostra lettera è tutta da filosofo; come spero, che farete in compilare il bel libro delli famosi pictori, qual vi farà al certo immortale, perché in fatto, le cose, che avete fatto a Monte Oliveto in Napoli a quelli tiranni delle frittate grosse e grasse, alla fine fine saranno cacabaldole, colsumate dal sanitro e dalle tarle; ma quello che scriverete, non lo consumerà il ladro tempo, qual suole consumare li visi delle sposate in termine d’uno anno; e voi lo conoscerete per prova, avanti che finisca la prima parte del libro. Messer Giorgio mio, segniatevi, come io vi dissi, col cubito sinistro, acciò non v’abbiate a pentire, come forse sa a questa ora il mio giovan Bizeri, quale lasciò il proprio per l’apellativo; e basta.
Siate contento in questi giorni santi di far vita allegra di dar qualche speronata al pictor fiamingo e far, ch’io sia servito. E spero, che aremo grazia di vedervi in Toscana, poi che il concilio si farà a Bolognia.
Date mille salute da parte mia al Puntorno, a Bronzino e Salviati; e se fussi vivo, al Bugiardino; e se l’è andato in groppa, a Granaccio. Io gli dò la mia benedizione. State sano e netto di coscienzia e pensate a vivere per conto vostro, non per conto de’ vostri. E vi baso la mano.
Alli II d’aprile 1547.

Servitore el Vescovo Jovio.

Bibliografia: Frey 1923, pp. 196-197; Giovio, Lettere, 1956-1958, II, p. 77.