Scheda

Data: assente

Mittente: Mussini Luigi

Luogo Mittente: Siena

Destinatario: Giunta di Belle Arti

Luogo Destinatario: 

Tipo Documento: Lettera

Trascrizione: Signori, la questione del concorso al posto di maestro di paesaggio nell’istituto napoletano intorno alla quale questa Giunta ebbe a prendere nella tornata dal decorso mese una deliberazione, viene da s[ua] e[minenza] il ministro sottoposta al nostro esame, onde, riprendendo a discutersi sopra, poniate mente alle circostanze speciali che ritenevano la commissione giudicante a dichiarare esaurito il concorso per titoli ed a proporre l’esame fra cinque degli undici concorrenti. L’officio ministeriale, di cui avete testé presa cognizione, mi dispensa dall’esporsi gli obietti che all’amministrazione sono fatti ai motivi della ricordata deliberazione. Dinanzi all’autorità del nome chiarissimo che leggo a piè di quell’officio io con mano trepidante riprendo la penna del relatore. Questa penna qualunque di voi sarebbe più di un autorizzato a tenerla efficacemente per analizzare tutti gli elementi della controversia. Quelli poi fra voi che seggono pure nel Consiglio Superiore avrebbero inoltre l’esperienza di giudicati anteriori, posto che il caso in discussione non sia un caso nuovo. Se tale fosse per altro, e se la nostra opinione, qualunque ella sia, verrà poi dal ministro sancita, avremmo noi avuto il grande compito di stabilire oggi un precedente invocabile sempre, e, come suol dirsi una giurisprudenza. Si tratta infatti qui di antivedere il caso remoto, ma non impossibile in cui le commissioni giudicanti declinassero il loro mandato col pretesto di parità di titoli nei concorrenti, invocando appunto il concorso di Napoli come un precedente a loro favorevole. Io non dico che questa parità non possa alcuna volta verificarsi, ed appunto il ministro molto saggiamente vi esorta a rendere ben conto a noi stessi se per avventura il concorso napoletano non ce ne porgesse un esempio nel qual caso non vi sarebbe evidentemente altro compenso che quello dell’esperimento. E se fra i soli titoli fosse inesorabilmente circoscritta la disamina delle commissioni per siffatti concorsi, niun dubbio che la parità dei titoli, in numero e in qualità, verrebbe di frequente ad inceppare la riuscita dei concorsi stessi i modi i titoli non pesano da soli nella bilancia ed altri criteri entrano in campo per corroborarti o per modificarne l’importanza, la cognizione cioè dei meriti respettivi dei concorrenti, e della fama che assegna a ciascuno di essi un dato grado di eccellenza. Quando tale notorietà non fa difetto è ben difficile che il concorso vada fallito, a meno che non si voglia rendere oggimai impossibile ogni maniera di concorsi per titoli; per la sola ragione che non è facile (e non lo sarà mai) di dare un valore preciso ai titoli e meriti respettivi dei concorrenti. La legge del 13 novembre 1859, detta legge Cosati, la quale nei concorsi alle cattedre universitarie apre contemporaneamente le due vie dei titoli e dell’esame, liberi i richiedenti di prender l’una o l’altre, ad ambedue ad un tempo, questa legge pone le commissioni giudicanti di fronte a ben altre difficoltà, le quali possono davvero a prima vista sembrare insuperabili! Come stabilire un equo confronto fra i titoli dell’uno e l’esame dell’altro, fra quegli che ha sperimentato una sola forma del concorso, e quegli che le ha esperimentati tutte e due? Qui non vi è il ripiego di una nuova forma di concorso. Vi è bensì il più bello dei ripieghi; quello di fare il proprio dovere: quel dovere che s’impone, e che per ciò solo genera virtù e potenza per risolvere l’arduo quesito secondo che detta dentro la voce della coscienza. Ma è tempo di concludere. Se nella vostra saviezza credete, o signori, di trovare nelle ragioni esposte, o in altre ch’io non seppi addurre, motivo bastante per non prescindere dalla massima che informava il nostro precedente voto, in allora io vi proporrei, stabilita la massima in genere, di tracciare il procedimento pratico da tenersi nel presente caso speciale, che sarebbe il seguente: 1° Sia nuovamente invitata la commissione dei tre professori a proporre al Consiglio dell’Istituto uno dei cinque concorrenti già da essa dichiarati idonei. 2° Qualora detta commissione persistesse a declinare l’invito, si aduni il Consiglio dell’Istituto, come suggeriva tra varie proposte la stessa Commissione, ed elegga egli il nuovo maestro partitando successivamente i nomi dei cinque candidati idonei. 3° Posto il caso che due o più nomi, sovrastando agli altri, si trovassero in parità di voti fra loro, si deverrà fra questi alla prova di esperimento. È solo in questo terzo caso che a parer mio la prova di esperimento è legittima perché indispensabile. Professore Luigi Mussini. Membro onorario della Giunta per le Belle Arti. Corrispondente dell’Istituto di Francia

Collocazione: Copialettere, collezione privata

Bibliografia: Inedita