Scheda

Data: 18 03 1849

Mittente: Mussini Luigi

Luogo Mittente: Parigi

Destinatario: Duprè Giovanni

Luogo Destinatario: [Firenze]

Tipo Documento: Lettera

Trascrizione: Amico carissimo, profitto dell’occasione della marchesa Bartolini in partenza per Firenze per mandare a casa quattro righe che ti dirige l’amico pellegrino dalla terra straniera! Che è pur terra d’esilio anco quando l’esilio è volontario. Certo è che se avessi potuto prevedere gli avvenimenti che si successero così inaspettati dopo la mia partenza, io non sarei partito, ed ora non starei qua di malanimo ed in continua apprensione ora per la mia famiglia e gli amici, ora per la patria nostra di cui si vanno deridendo le sorti. Ma che cosa posso fare? Compito il sacrifizio conviene che ne attenda le conseguenze. Per ora la mia stella non si decide. Non era appena giunto a Parigi che Geppino Poniatowsky e gli altri nostri sovrani cessano di rappresentare il Governo di Firenze e possono essere tolti da un momento all’altro. Ora siamo minacciati che quest’anno non vi sia esposizione di belle-arti a Parigi, o se avrà luogo sarà in locale infelicissimo, e non al solito nel Louvre. E intendi bene che senza l’esposizione io sono un uomo perduto, giacché in questa immensa città non v’è che l’esposizione per potermi far conoscere un poco. Aggiungi che quest’anno a Parigi è moda aristocratica il dirsi rovinati, e ristringersi realmente o apparentemente al puro necessario; e poi intenderai quanto la mia stella si mostri conseguente a se stessa. Doveva fare il ritratto di Napoleone Monfort Bonaparte, ma è occupatissimo e sul punto di partire per la sua missione in Spagna. Me ne rimangono 2 o 3 piccoli da fare -ecco tutto- Che posso dirti di Parigi? Se non che è la splendida città ch’io m’aspettava città dei piaceri e dei vizi. La parte artistica è ridotta a nulla in questi momenti di torbidi politici. Oh quanto sei fortunato mio caro Giovanni, se tu conservi intatto quel caldo amore all’arte che ci sosteneva nella nostra spinosa carriera! Io non ho più fede nell’arte, nel mio avvenire e non so più che invidiare che quelli che sono a tempo a prendere la carriera delle armi. Ora per esempio sarei felice di prestare il mio braccio alla causa che il nostro italianissimo Carlo Alberto torna a guerreggiare. Oh potesse rimanere vincitore ed esser Re di tutta Italia giacché Pio e Leopoldo abbandonarono così vilmente il loro trono e il Borbone è così indegno del suo! Allora sarebbe finita anco con questi rospi infami che ad altro non furon buoni che a metter l’Italia sossopra, che non seppero metter assieme un soldato per la causa nostra, che anzi demoralizzarono quei pochi che v’erano, e che osano insultare il solo vero campione dell’indipendenza. Vili ed infami! Puoi credere con quale ansietà aspetto e ricevo le notizie d’Italia. Ma torniamo all’arte. Il Museo o Galleria dei quadri antichi è molto ricca e contiene alcuni capolavori dei maestri italiani, specialmente di Leonardo, ma per chi viene d’Italia ciò non sorprende. Il Museo di Versailles attesta quanto Luigi Filippo abbia incoraggiato le Arti ma fino all’ultima epoca rappresentata da Ingres e Delaroche la pittura andava alla cieca per varie vie tutte false. Ingres è stato il gran riformatore. Molti lo hanno seguito e lo stesso Delaroche ne ha subita l’influenza. Dello sfondo dipinto di Ingres al Louvre rappresentante l’apoteosi d’Omero sono rimasto sorpreso. È un’opera (ingrata pel colore) ma in cui v’è scienza quanta ne può capire in mente d’uomo; lo stile ed il disegno sono sublimi e non manca che quella certa seduzione e simpatia che sono impronta del genio e che non ritrovo che nei grandi maestri delle scuole italiane. Dei scultori non ho visto ancora nulla ma vedrò in breve, e ti scriverò altra volta. Frattanto spero che mi vorrai scriver presto e darmi tue nuove dettagliatamente. Vedi che io ti ho dato l’esempio parlandoti molto alla prima persona singolare. Dimmi come te la passi in mezzo a quella ignobile Babilonia, se hai la fortuna di poter stare tranquillo al tuo lavoro. Dimmi cosa stai facendo e cosa fa Ciseri e se, come lo suppongo, sfogata scambievolmente la bile. Salutamelo caramente. Se mi scrivi per mezzo particolare avrai libertà di dirmi più chiaramente il fatto tuo e i tuoi giudizi sulle cose del momento, giacché mi si dice che i nostri liberali aprono le lettere alla posta come e peggio che al tempo del Ciantelli. Ad ogni modo colla posta o altrimenti non dimenticare l’indirizzi mio Rue de la Victoire N° 89 ciò è indispensabile a Parigi. Scrivimi dunque ho bisogno di rivivere tra voi non solo col pensiero e col cuore ma col baratto scambievole delle idee. Amami e credi all’affetto invariabile dell’amico tuo Luigi Mussini. Se vedi sempre i nostri scolaretti salutameli caramente. Parigi 18 marzo 1849

Collocazione: BCI, Lettere autografe di Luigi Mussini allo scultore Giovanni Duprè, materiale non catalogato

Bibliografia: Agnorelli 2008, p. 213