Scheda

Data: 8 04 1850

Mittente: Mussini Luigi

Luogo Mittente: Parigi

Destinatario: Duprè Giovanni

Luogo Destinatario: [Firenze]

Tipo Documento: Lettera

Trascrizione: Mio carissimo amico, io era per scriverti la troppo ritardata risposta alla cara tua della fine dell’anno, quando mi è giunta l’ultima tua. Prima di tutto lasciami dirti che l’amicizia vera affettuosa che tu mi porti e mi dimostri è più che una consolazione per me (che ne ho sempre avute poche!) oso dire che mi rende più contento di me stesso e più desideroso di meritarmi sempre quella degli uomini buoni e di alto ingegno (che pur son pochi) e quando uno se ne incontra non si può a meno di dirvi come facc’io; perché non l’ho conosciuto prima! Ora non starò a dirti quanto ti sia grato di aver pensato a me appena vacato quel posto di Siena e di esserti affrettato a scrivermi, ma ti dirò che la tua lettera mi ha gettato in una indicibile perplessità per cui ho dovuto tardare più giorni a risponderti. Quante corde tu abbia fatto vibrare nel mio cuore le puoi immaginare. La patria, la famiglia, gli amici, quegli ottimi giovani allievi ed amici a cui aveva posto interesse ed apprensione, e devo dirlo, la calma stessa del soggiorno di quella mia cara Siena (più cara quando viveva quell’ottimo Nerli!) insomma tutto mi seduceva, tutto mi richiamava, e mi sorrideva in quell’avvenire. Ma che vuoi amico mio, io nacqui sotto una stella fatale che mi è stata sempre avversa e se finge di sorridermi ciò è solo quando già mi ha lanciato per altre vie ignote ed incerte. Che vuoi al momento di prendere una risoluzione decisiva come questa non poteva non consultare quegli amici che qua mi hanno col consiglio e coll’opera sovvenuto nei primi passi che vi faceva; e che sono a portata di giudicare da vicino le condizioni della mia posizione presente a Parigi. Ecco ciò che unanimamente mi hanno detto. Che io era troppo giovane per non dover proseguire ancora qualche anno in una carriera cominciata qua con una fortuna non comune al dì d’oggi in cui le arti sono sofferenti assai che a Parigi un’artista [sic] si può fare un qualche nome in poco tempo, nome che poi può portare in qualunque luogo appartato, senza perdere le occasioni di esercitare e di esser ricercato. Che sarebbe insomma una pazzia il troncare a mezzo il cammino intrapreso. Questione di guadagni io non l’ho neppur voluta discutere giacché tu sai che io non la curo, e d’altronde se qui per ora posso guadagnare 7, o 8 mila franchi in un anno ciò equivale ai 2000 a Siena, la sola obiezione ch’io mi facessi si è che il vivere qualche anno in paese ove molto si produce dà luogo a cumulazione utilissima laddove in paese come Siena può accadere al giovane artista di addormentarsi e contentarsi forse quando non deve. E poi credo sarei ridotto a far quadri per me e per chi volesse accettarne in dono, giacché in Toscana non ebbi mai una commissione né un solo ritratto ad olio, e senza il quadro della Verità del marchese Ala sarebbe convenuto espatriar assai prima. Come vedi per la logica inesorabile del passo fatto di venire a Parigi, rinunzio a chiedere quel posto che mi assicurerebbe un avvenire modesto ma sicuro, per andare incontro ad un avvenire incerto, nebbioso. Rinunzio agli amici, ad un amico come te, amico e consiglio, alla famiglia che amo intensamente. La mia stella vuol così. Un solo pensiero mi conforta, ed è che non mi sento (e non fo smorfie di modestia) tanta esperienza e fermezza e stabilità nella mia vita per assumere senza un certo rimorso la direzione dell’insegnamento di un’accademia. Capisco che vado acquistandone ma appunto per ciò so di non esser maturo, nemmeno per quanto sarò capace di esserlo io. Figurati che sono tre giorni che ho già esperimentato il consiglio degli amici, e che differisco d’ora in ora al risolvermi di risponderti; tanto mi costa il rendermi alla ragionevolezza dei consigli ricevuti, tanto è grande il sacrifizio che mi tocca imporre al mio cuore. Questa è la mia spina, ma quanto troppo mi punge io mi consolo col pensare che quella puntura è salutare, e che sovente ne sono privi quelli che più ne abbisognerebbero. Vorrei pur vedere il tuo Pescatore. Ti confesso che il tuo modellino mi pareva un po troppo di una natura poco bella. Vorrei tu avessi mutato modello piuttosto che cercare di correggerlo. Forse non attesi a esternartene il pensiero per esser solo un progetto, e forse l’hai poi eseguito di fatto con un altro ragazzo. Io sto cercando e pensando ad un soggetto pel quadro che farò pel ministero. Mi hanno detto metta pur su quel quadro che voglio, ma che la commissione me ne sarà data regolarmente fra qualche tempo, cioè quando è il momento di darle agli altri artisti. Il cartoncino del bacio di Giove ad Amore l’ho qui meco ma te ne manderò un calco ombrato. Addio mio caro amico. Ti scriverò in breve. Ho bisogno di rifarmi del sacrifizio che sto compiendo. Il tuo affezionatissimo Luigi Mussini. Parigi 8 aprile 1850

Collocazione: BCI, Lettere autografe di Luigi Mussini allo scultore Giovanni Duprè, materiale non catalogato

Bibliografia: Agnorelli 2007, p. 58, nota 1