Data: 20 01 1890
Mittente: Segantini Giovanni
Luogo Mittente: Savognino
Destinatario: Grubicy de Dragon Vittore
Luogo Destinatario:
Tipo Documento: Lettera
Trascrizione: Caro Vittore. Voi tu sapere quello che penso del tuo studio sopra al ritratto? Trovo che è ben scritto, ma francamente telo combatto. Intendiamoci, non voglio fare speciali aprezzamenti ma soltanto prendere la cosa nel suo lato sano e normale. Tu incominci col trovare vuota di senso l’inportanza magniloquente data vent’anni fa al pittore storico, e forse troverai vuota di senso fra 20 anni l’inportanza che oggi si da alla pittura di Buluvart e di salotto, e cosí si potrà dire un giorno dei quadri di genere, e questo e quanto noi vediamo anche nei quadri religiosi. È tutta moda; e l’inportanza che si da, al sostenerla che si fa, nel suo svilupo si cangia poi in ridicolo il giorno che non si ha più il gusto a questo, o a quel genere. Quello che non cangia mai sono le opere degli artisti superiori ai banali trionfi delle mode, e questi in tutte le epoche hanno saputo creare opere che nessuna moda saprà distrugere. La vera opera darte vive coi propri mezzi e non con queli aprestategli dall’attualità. Con questo voglio concludere che con qualunque sogetto sia pure storico religioso fantastico o reale si può creare un capo lavoro. Et’ora veniamo al resto cine al ritratto. In fatti se si considerano le opere, sia dei più sommi come dei più meschini pittori antichi o moderni e facile constatare come il sommo della potenzialità pittorica tutti labbiano raggiunta in qualche ritratto. Riesce quindi ovvio l’ammettere che il ritratto sia il massimo della dificoltà artistiche e pittoriche. Il ritratto occopa un posto nobilissimo nella categoria degli studii, che è quello di studio del sembiante umano, et ecco come lo definisco. Il ritratto è lo studio che colla maggior semplicità di meni rachiude la più efficacie parola dell’Arte nell’espresione della forma viva. Ciao tuo Segantini
Bibliografia: Giovanni Segantini, Venticinque lettere, a cura di Lamberto Vitali, Milano 1970, pp. 34-35