Numero d'ordine:
Data: 6 03 1675
Intestazione: ANNIBALE RANUZZI A LEOPOLDO DE' MEDICI
Segnatura: ASF, Carteggio d'artisti, XIV, c. 700.
Fonte: Serenissimo e Reverendissimo Signore e Padrone collendissimo, ricevo l'umanissima di Vostra Altezza Serenissima con l'altra per Monsù Vouet, che ha avuto il suo ricapito. Non torna certamente a comperare pochi dissegni per volta, ma io mandai que' duoi a Vostra Altezza in ordine all'avermi tempo fa significato che aveva scarsezza di quelli di Ercole da Ferrara, e benché il padrone ne pretendesse assai, nulladimeno si aggiusta volontieri alla mezza doppia offertane, e queste alte pretensioni con un poco di tempo poi calano. E pure è ritornato da rne uno da un ritrattino, battezzato di Guido, di una femina, che ha poco che Vostra Altezza ha veduto e che se ne pretendeva sei doppie almeno, e d'un solo sbalzo è venuto spontaneamente alle quattro doppie; onde lo significo a Vostra Altezza, perché lo sappia, e ieri appunto, che mi fu riportato, ci s'incontrò Monsù Vouet che, per lodarlo assai, disse che parea di mano di suo padre. Ho mandato a chiedere al signor Conte Odoardo [Pepoli] il prezzo del quadro dell'Assunta, et egli doppo aver protestato che, essendo proprio interesse, ne lasciarebbe il giudizio a Vostra Altezza e fatto molte altre ceremonie, ha finalmente bestemmiato in mille doppie. Qui non abbiamo novità. Il signor Cardinale Arcivescovo, sapendo esser moribondo un suo carrozziere, raccomandò a un padre bernabita, penitenziere del Duomo e confessore del medesimo carrozziere, l'assistervi con amore e procurare che testasse a favore di certi parenti o nipoti miserabili, ma l'assistenza riuscì tale che i nipoti non furono né meno nominati e nel testamento si legge un legato di duoicento ottanta scudi pretesi contro Sua Eminenza come salario scorso, lasciato a favore de' Reverendi Padri penitenzieri Bernabiti e stipulato alla presenza col testimonio del medesimo padre, per la qual cosa Sua Eminenza ha fatta gran ruina nella curia archiepiscopale e scacciato dal foro il notaro e rimossi parimente il penitenziere e capellano assistente alla funzione; rivolgendo nell'animo anco il pensiero di scacciar dal Duomo tutti gli altri penitenzieri e non volervene più della religione bernabita, come sempre sono stati. Con che a Vostra Altezza Reverendissima senza altra novità faccio umile riverenza. Di Vostra Altezza Serenissima umilissimo e devotissimo e obbligatissimo servitore Annibale Ranucci Bologna, 6 marzo 1675.
Bibliografia: BAROCCHI 1975, pp. 311-312.
Note: