Numero d'ordine:
Data: 11 06 1681
Intestazione: FILIPPO BALDINUCCI AD APOLLONIO BASSETTI
Segnatura: ASF, Guardaroba Medicea, 368, cc. 457-458.
Fonte: Illustrissirno Signore e Padron mio collendissimo, domenica passata mi portai all'udienza del Serenissimo Gran Duca mio signore ed a Sua Altezza consegnai un esemplare di questa mia lettera, dicendole ch'averei fatto pervenire alle mani di Sua Altezza una nota d'alcuni ritratti di pittori che avevo veduti in Roma di proprie mani loro, ed ora a tale effetto l'invio congiunta a Vostra Signoria Illustrissima. Con questa occasione è necessario ch'io le conferisca un mio grande travaglio, ed è questo. Io feci stampare il mio principio dell'opera, ch'io dedicai al Gran Duca, ed ò condotto anche la stampa del mio Vocabolario fino alla metà; oggi mi trovo in stato che mi bisognerà, con mio gran discredito e danno, levar mano dalla medesima stampa lasciandola in asso e non tirar più avanti, con perdita del fatto e del da farsi. Questo segue a cagione dell'essermi dopo l'imbarco cresciuta tanto fra mano la opera di carta, stampa ed altre cose impensate (come dicono che sempre mai suole occorrere), che oltre all'essermi convenuto levare dugento scudi che avevo in luoco fruttifero, ch'è quanto a dire pigliargli ad interesse, ò anche speso ogn'altro mio manesco assegnamento. Credami Vostra Signoria Illustrissima che io sono nella maggior angustia che possa essere uno uomo, premendomi da un canto la necessità e'l disastro nel quale ò posto la mia casa, e dall'altro il danno futuro e la vergogna. Costituito in tale grado, io prendo ardire di ricordare a Vostra Signoria Illustrissima come il Padrone Serenissimo, o fusse per ricompensarmi delle molte fatiche e spese che mi costò il componimento del]a serie e assistenza all'ordinazione de' libri de' disegni, o per il benigno gradimento con che si compiacque riguardare l'apparato di queste mie opere comandatemi dalla grata memoria del Serenissimo Cardinale Leopoldo, più volte due anni sono per sua eccedente benignità si degnò dar speranza a Vostra Signoria Illustrissima di volermi far godere qualch'effetto della sua beneficenza con qualche soccorso, e se non ch'allora la città era in penurie alle quali premeva Sua Altezza di riparare, il tutto sarebb'allora seguito. Ora io metto in considerazione a Vostra Signoria Illustrissima se, entro l'infortunio nel quale io mi trovo e necessità di aiuto presentaneo, Ella per tormi di tali angustie stimasse essere ancora tempo di ridurre alla memoria di Sua Altezza Serenissima l'ottime disposizioni avute per l'addietro, perché veramente non vorrei dopo tanta fatica, durata per condur quest'opera, trovarmi nel gran danno e vergogna che sarà a me l'avere a lasciare di stampare una cosa che già è presso al fine e tanto aspettata, che sarebbe anche per così dire un mezzo inganno dello stampatore, ch'à preso a operare per il fine di darle componimento, e non vorrei, corne io diceva, perdere la spesa e la fatica. Si compiaccia Ella fare reflessione a tale mio desiderio e poi operi secondo la sua somma prudenza, e mentr'io intendo di dependere da quella in tutto e per tutto, poi sarò da Vostra Signoria Illustrissima per sentire quello abbi stimato bene di fare. Scusi il soverchio ardire e mi onori di alcuno suo comando, mentre io per fine le fo umilissima riverenza. Di Vostra Signoria Illustrissima devotissimo servitore obligatissimo Filippo Baldinucci Di casa, li 11 giugno 1681. All'illustrissimo Signore e Padron mio collendissimo il Signor Appollonio Bassetti Secretario del signor Gran Duca Sue mani Nota di ritratti di pittori veduti in Roma. In casa l'eccellentissimo signor Principe di Palestrina: Ritratto del Civetta, testa con busto ignudo, con tavolozza e pennelli in mano e una civetta avanti. Nota che v'è anch'un ritratto, che dicono di Raffaello, cioè un bel giovine pittore ritratto del 1518, che non è probabile che sia Raffaello, perché di questo tempo, cioè due anni avanti la sua morte, non poteva egli avere tale effigie. Il vero e buono è quello dell'illustrissimo Gran Duca, fatto con maniera ch'aveva esso Raffaello nell'età rappresentata dal quadro, cioè simile a quella di Pietro Perugino stato di fresco suo maestro. Nel palazzo delli Sacchetti: Ritratto di Guido Reni, fatto da sé medesimo da giovane, con un quadernario, in piè assai bello. In casa il signor Carlo de' Rossi, ministro del signor Marchese Baldinotti: Ritratto di Salvator Rosa, stato suo amicissimo. In casa l'eccellentissimo signor Duca Salviati: Ritratto di Bamboccio, proporzion piccola e in atto di dipignere. In casa il signor ambasciadore di Spagna: Il ritratto del Tintoretto, ma questo già è fra quelli del Serenissimo Gran Duca. Un bel ritratto di Giorgione, che dicono di sua mano; a me pare assai più fresco di quello dovesse essere dopo tanti anni dal tempo che viveva questo pittore.
Bibliografia: BAROCCHI 1975, pp. 486-488.
Note: