Scheda

Numero d'ordine: 

Data: 24 01 1689

Intestazione: FIILIPPO BALDINUCCI AD APOLLONIO BASSETTI

Segnatura: ASF, Mediceo del Principato 1532, Diversi.

Fonte: Illustrissimo Signore e Padrone mio colendissimo, d'ordine del Signor Padrone si porta da Vostra Signoria Illustrissima Giuliano Torri di Livorno, per iscrivere alcune cose che a Vostra Signoria Illustrissima saranno ben note, ed io stimo bene accompagnarlo con questa, primo per attestarle la sua bontà a cagione della quale tutti noi l'amiamo, dico mia moglie ed io, come figliolo, ed i miei figlioli come fratello, e credami Vostra Signoria Illustrissima che sentiremo la sua lontananza, benché per non molto tempo, a quel segno che lo sentiremmo se fusse tale a tutti noi. Secondariamente, per informare Vostra Signoria Illustrissima delle sue abilitadi, acciò possa più facilmente applicare a servirsene in ciò che comanda Sua Altezza. Le dirò dunque in tal proposito ch'io ho procurato di lavorar questa pietra siccome l'ho trovata fatta dalla natura, cioè a dire di cavare da lui tutto quello che dopo varie esperienze fatte ho potuto cavarne, che sono una perfezione singulare nello scrivere di carattere antico tondo, ch'è il più degno e più difficile fra' caratteri ed è quello che serve comunemente alla stampa, e parmi di poter dire che da più di 30 anni in qua né Roma né Firenze ha avuto né ha in questo eguale a lui. In oltre un'abilità di scrivere d'ogni altro carattere che gli venga ordinato, purché gliene siano mostrati due o tre versi, nel qual caso, per la gran pratica che gli ho fatta fare in tutti, giunge a gran segno, ma solo bisogna ch'egli vegga un verso o due di quello ch'e' deve scrivere, perché il suo naturale per ora non lo porta a più. E questa comodità non gli mancherà mai, perché a tal fine ho voluto ch'egli conservi d'ogni sorta di caratteri quel poco per aiuto della memoria, dico di sua propria mano, ma fatto bene. Ed a' mesi passati il Serenissimo Gran Duca ne fece esperienza ordinandogli di scrivere d'un certo carattere bastardo franzese in carta pecora tanta roba che se ne fece un buon libro, che dalla clemenza del Serenissimo fu assai gradito. Ho anche procurato, di saputa di Sua Altezza, farlo scrivere a mia dettatura o farlo copiare scritture buone per istruirlo alquanto nell'ortografia e molto più nella compitatura, nelle quali cose lo trovai tavola rasa affatto ed in questo ha megliorato assai; ma come quello che non intende la causa, ma non avendo latinità né propensione a cose che siano molto speculative, ha bisogno d'assistenza e pazienza, anche perché il naturale suo è alquanto tardo. All'incontro egli è sì diligente e fisso nel copiare, che fa pochissimi errori, ma da me e da' mia figli se gl'è sempre assistiti e lo faremo pur sempre che Sua Altezza si degni di comandargli alcuna cosa di suo servizio. Ha anche comandato il Serenissimo che io lo faccia esercitare nel far tratteggi e rabeschi, siccome ho fatto. Ma per far d'invenzione è necessario un lungo esercizio, ed io spero coll'aiuto del Signore d'averlo a condurre anche a questo, e quando occorresse in questo mentre il farne, non dubito punto che colla mia povera assistenza non sia per esser servito il Serenissimo Padrone come se già egli fusse pratico affatto. Io dico questo a Vostra Signoria Illustrissima a fine che, con egual buon servigio del Serenissimo Gran Duca, Ella, che sempre ha favorito me e la mia casa in ogni occasione, mi aiuti alla conservazione di questo bene che in questa mia avanzata età s'è degnata di farmi l'Altezza Sua. Lo troverà di poche parole, perché, com'io dissi ultimamente a Sua Altezza avendolo saputo di certo, non però da lui che non sa ch'io lo sappia, egli aveva 12 anni ch'e' non aveva ancora mai incominciato a parlare; ma questo molto gli giova per conservarsi un'anima innocentissima ed a cavar frutto da' sagramenti, i quali egli frequenta ogni domenica, e credami Vostra Signoria Illustrissima che l'avere attorno un angioletto di questa sorta m'è di gran conforto. Con questa occasione invio a Vostra Signoria Illustrissima un esemplare della mia opera mandata alle stampe ultimamente, la quale ho fatta vestire di quello abito ch'ella merita, cioè alla rustica, acciò che, quando a Lei piaccia farglielo mutare per ridurlo simile a quello degli altri suoi libri più belli, possa farlo, ed in questo caso queste mie carte abbiano d'averne l'obligo alla bontà di Vostra Signoria Illustrissima, non al poco loro merito. La supplico in ultimo a non pigliarsi briga di rispondere a questa mia lunga diceria e più tosto ad inviarmi qualche suo comandamento, di che vivo desiderosissimo, che però mi confesso per sempre di Vostra Signoria Illustrissima devotissimo servitore obligatissimo Filippo Baldinucci Firenze, li 24 gennaio 1688 ab Iucarnatione.

Bibliografia: BAROCCHI 1975, pp. 370-372.

Note: