Numero d'ordine:
Data: 25 09 1669
Intestazione: ALESSANDRO BESSI A IGNOTO
Segnatura: BN, Magl. II, II, 110, cc. 395-400.
Fonte: Molto illustre Signor mio Padrone osservandissimo, per servire un suo particolare amico mi comanda che gli rappresenti che opere di Giovanni nostro pittore, detto Giovanni da San Giovanni, tanto a fresco che a olio, si trovino in questa terra, con specificare l'istorie con ogni maggiore diligenza e distinzione possibile. L'impresa, come fuori della mia sfera, non potrà riuscire che poco grata a Vostra Signoria e di meno sodisfazione a me medesimo; nondirneno per servirla, come devo e professo, farò ogni sforzo immaginabile per appagare così nobile suo desiderio. In testa alla strada di Santa Lucia verso levante, in un tabernacolo di braccia 12 d'altezza si vede a fresco una Madonna con Giesù in braccio, San Giovanni e San Giuseppe. La singolarità è nel volto del San Giuseppe in età cadente, toccata con qualche vivezza per un ritratto d'un vecchio di questo luogo che egli al naturale dipinse. Nella piazza della Compagnia di S. Antonio, sopra la porta d'un orto del già signor Girolamo Puccerelli fiorentino, oggi delle monache del Latte di Montevarchi, altro tabernacolo a fresco d'una Madonna con Giesù in braccio e a' piedi un San Giovanni. È un danno che quest'operetta sia in luogo remoto, perché sarebbe nota oltre i confini del nostro comune. La testa della Madonna in specie è tanto maestosa, che con la nobiltà dell'aria e certo placido sorriso si riconosce esser la madre di Dio; ed io li posso dire con verità che non vi passa alcun di noi che non si fermi a contemplare di quel maestoso sembiante le reali fattezze. Fuori della Porta Fiorentina sotto la collina verso ponente, in luogo detto il tabernacolo di Bartolomeo de' Rossi, vi si vede a fresco una Madonna con Giesù e San Giovanni in età puerile. Ne' pilastri un S. Antonio, un San Francesco e San Bartolomeo grandi quanto il naturale, et al rovescio di detto tabernacolo v'à Cristo in forma d'ortolano, con la Maddalena a' piedi, quale, benché condotto assai infelicemente, è riguardevole per il seguente fatto. Avendo il padre di detto Rossi convenuto del prezzo della pittura, nell'aggiustamento de' conti non furono uniformi, pretendendo Giovanni esser sodisfatto della figura del Cristo et il Rossi che fusse compreso nel prezzo dell'opera della Madonna; e doppo qualche contrasto, convenuto finalmente di cedere a Giovanni, chiese al Rossi di poter ritoccare la testa del Cristo, et ottenutolo, invece di farlo più vago, lo fece cieco e storpiato, che fu cagione, non volendo, di farlo maggiormente celebre per la curiosità. Nel resto l'opera è tutta maravigliosa, vedendosi teste bellissime et il Giesù et il San Giovanni toccati con tenerezze e tratti divini. La Madonna, delineata dalla madre di detto Rossi, è cosa soprumana: chi la mira confessa che parla evidentemente, e mi vien detto che quando veniva qua Baccio del Bianco, che seguiva spesso in occasione d'essere ingegnere della parte, per i ripari d'Arno, benché fuori di mano non poteva far di meno di non darli un'occhiata. L'ultime opere a fresco sono in due lunette ne' riposi delle scale di quest'oratorio, distintive l'una de gl'uomini, l'altra delle donne. Nella lunetta degli uomini ha formato il pittore lo Sposalizio della Madonna con San Giuseppe, assai stentatamente. Dicono questi vecchi che, avendo intenzione di fare alcuni ritratti al naturale e della Madonna particolarmente, destinata a quest'effetto una fanciulla di qualche fattezza, fu recusato da essa per modestia di stare al naturale, onde sdegnatosene Giovanni strapazzò l'opera, ma non ostante gli intendenti dell'arte vi riconoscono alcune galanterie e gentilezze. L'altra lunetta, dalla parte delle donne, contiene il mistero dell'Annunciazione della Madonna; questa è assai ben condotta. Non potrei dirli quanta modestia si riconosca nel volto della Vergine di giusta grandezza, come è l'angelo, quale, sembrando un po' corpulento, non ha quella vaghezza e forza che doverebbe. In aria ci sono due gruppetti d'angioli veramente celesti. Questa opera era l'occhio destro del signor Francesco Rovai, poeta nobile di cotesta patria e non ordinario pittore, quale, trattenutosi qui alcune settimane l'anno 1633 in tempo che il signor Paolo Antonio suo padre vi risedeva vicario, non solo di sua mano ne fece una copia, ma in lode di essa compose un ingegnoso sonetto che in tempo di mia fanciullezza mi venne alcune volte alle mani; adesso è smarrito con universale nostro disgusto. L'opere a olio sono due. La prima è la Decollazione di San Giovanni Battista, che si conserva nella Compagnia sotto l'invocazione di detto Santo, nel recinto della parrocchiale di S. Lorenzo, alta braccia 3 in circa. Ma perché non ho lingua da poterli esprimere tutti gli artifizii, vivacità, coloriti e robustezze di essa, per grazia de l'immagini da sé medesimo, già che tutte mirabilmente vi si riconoscono. Per figura innanzi forma un carnefice in attitudine minacciante, che tiene in mano la testa del Precursore, e la porge ad Erodiade, restato in terra il corpo grondante sangue dal collo reciso, quale veramente è di carne. Questo torso solo non ha prezzo, egli è studiato e condotto con tanta leggiadria e morbidezza, che a mio credere supera i primi maestri dell'arte. Nello scorcio si vede una carcere con ritratti d'uomini, che stanno da' ferri osservando la dolente tragedia, fatti al naturale et in diverse attitudini facilissime et espressive. E se per mia buona sorte possedessi almeno i principii del disegno, prendevo sicurtà con Vostra Signoria di fargliene uno sbozzo, per meglio impressionarla dell'artifizio di quest'opera veramente di Paradiso. La seconda tavola a olio è un San Giuseppe in un altare di detto Oratorio con il Giesù Bambino nudo fra le gambe. Siede il Santo e tiene in una mano un libro e nell'altra la verga fiorita. L'artifizio grande è nella testa che mostra gravità e spirito, e tanto vera che parla. Il bambino Giesù dicono essere il ritratto di suo figl[i]uolo, toccato con tenerezze e tinte morbidissime e pastose. Altre opere non ci sono di Giovanni, e se la poca prudenza et accortezza de' nostri vecchi non si fusse lasciata portare dalla corrente dell'avarizia, averemo la sagrestia dell'Oratorio tutta dipinta di sua mano con istorie e miracoli di questa nostra Vergine celeberrima per tutto il Valdarno, che non seguì per aver discordato nel prezzo. Per le case private ci sono alcuni ritratti familiari, ma di questo non me ne scrivendo Vostra Signoria cosa alcuna, non ne ho fatta diligenza. Nel resto, se averò incontrato il suo desiderio, sarà stata mia gran fortuna; ma sendo seguito il contrario, come preveggo, la supplicherò a compatirmi et ad impiegarmi in cose più proprie al mio stato et al desiderio estremo che ho di servirla. E qui, rassegnandoli l'infinita mia devozione, affettuosamente la riverisco. Di S. Giovanni, li 25 settembre 1669. Di Vostra Signoria molto illustre obbligatissimo e devotissimo servitore Alessandro Bessi
Bibliografia: BAROCCHI 1975, pp. 116-119.
Note: