Le finalità della seconda edizione della Guida de’ forestieri curiosi di vedere […] Napoli del 1688, a tre anni di distanza dalla prima, sono esplicitate dall’autore stesso nell’Introduzione (c. Ir-v): “la presente opera della Guida de’ forestieri, la quale è stata a’ curiosi delle napoletane memorie oltremodo a grado, essendomi convenuto, per le richieste che a giornate ne ho avute, pubblicarla di nuovo per mezzo delle stampe, ho giudicato di doverle aggiungere qualche bel fregio e ornamento, onde ella pervenisse cara anche a coloro che altre fiate veduta l’hanno”. Il già corposo impianto descrittivo del 1685 viene dunque arricchito non solo da precisazioni sparse qua e là all’interno del testo, ma anche dall’aggiunta di edifici precedentemente non trattati (Sant’Eligio, Santa Maria di Loreto a Toledo, Santa Brigida di Svezia, Santissima Concezione, Croce di Palazzo e altri) e dall’esposizione più dettagliata di importanti complessi religiosi, quali l’Oratorio dei padri di san Filippo Neri, la Santissima Annunziata e la Certosa di San Martino. La maggior articolazione della Guida del 1688 si riflette anche nel corredo illustrativo, che passa da quarantasei a cinquantacinque tavole, accompagnate, in taluni casi, da nuove dediche a importanti personaggi regnicoli e forestieri. Tra le incisioni aggiunte rispetto all’edizione del 1685, si segnala in particolare una veduta della città di Napoli con l’indicazione dei principali monumenti.
La Guida de’ forestieri del 1697 è la quarta edizione della fortunata opera di Pompeo Sarnelli, pubblicata a dodici anni dalla princeps (1685), nove anni dopo la prima ristampa (1688), e cinque anni dopo la terza (1692). Come nelle edizioni precedenti, l’opera fu edita grazie ad Antonio Bulifon, che se ne occupò prima della partenza per la Spagna, dove morì pochi mesi dopo il suo arrivo, nel 1707. La Guida del 1697 fu data alle stampe a Napoli, presso Giuseppe Roselli, e dedicata a Luigi Emanuele Pinto y Mendoza (1668-1704), scrivano di razione della Gran Corte della Vicaria.
Quest’edizione è corredata, come le precedenti, dal catalogo delle opere dell’autore, le cui notizie non sono fornite da lui, ma da un amico dell’editore Bulifon, che tiene a precisarlo nella prefazione.
La narrazione della storia della città di Napoli, con la descrizione delle chiese e dei monumenti principali, segue nelle linee essenziali l’edizione del 1688. È possibile riscontrare, però, una maggiore attenzione nel riportare alcuni dettagli, come nomi di artisti e notizie di rifacimenti di alcune fabbriche, nonché l’aggiunta di edifici non trattati precedentemente quali le chiese di Santa Maria della Redenzione, di Santa Maria Porta Cœli e di Santa Maria della Stella.
Come spiega ancora Bulifon nella prefazione, anche quest’edizione fu dotata di tavole fatte “incidere in rame, senza guardare a spesa”, con “le vere figure delle cose più notabili colle loro scale, per saperne la certa grandezza”. Tutte le incisioni sono state realizzate dal disegnatore Sebastiano Indelicato e dall’incisore Federico Pesche, fatta eccezione per la Porta di San Paolo, eseguita da Giovan Battista Brison. Sono in tutto 48 e, rispetto all’edizione del 1688, mancano le immagini dell’antiporta (sostituita da quella di Porta Capuana), del Seggio del Popolo, e dell’Altare di San Francesco Xaverio; sono state aggiunte, invece, quelle della Porta dell’Arcivescovado e del Sepolcro de’ signori Brancacci.
Le tavole, poi, sono tutte corredate di una dedica a personaggi di rilievo dell’epoca, sia regnicoli che stranieri, ad esclusione dell’Altare di Sant’Ignazio e della Cappella ove fu decollato il re Corradino, che ne sono prive. Le dediche sono in gran parte le medesime dell’edizione del 1688, tranne che per il Tabernacolo della Santissima Trinità e per la veduta di Posilipo. Nei casi che seguono, infine, la dedica, assente nell’edizione del 1688, è stata aggiunta in quella del 1697: Regii Palatii Neapoletani, Altar Maggior della Santissima Annunziata, Altare Maggiore della chiesa di Santa Teresa e Sepolcro di don Pedro di Toledo in San Giacomo.
La maggioranza delle tavole inserite in questa trascrizione proviene dall’esemplare della Biblioteca Universitaria del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” (Rari.A26), eccettuati il Tabernacolo di Santi Apostoli, l’Altare di Sant’Ignazio, San Giovanni di Pappacodi, la Cappella della famiglia Sanseverina, il Sepolcro di Andrea Bonifacia, l’Altar Maggiore in Santa Maria della Nova, Santa Maria delle Grazie in Santa Maria della Nova e la Cappella del Beato Giacomo, che, assenti nell’esemplare citato, sono stati reperiti in quello della Biblioteca Nazionale di Napoli “Vittorio Emanuele III” (Sezione manoscritti, Rari Branc. G23). Un caso diverso è quello del Sepolcro del cavaglier Marini, la cui immagine, assente in entrambi i volumi napoletani, proviene da quello della Biblioteca Universitaria del Michigan ad Ann Arbor (DG842.S25.1697), disponibile in rete.
In tutti gli esemplari consultati si è potuta riscontrare una certa incongruenza nella distribuzione delle tavole all’interno del testo: sebbene gran parte di esse siano state interfoliate e paginate in modo da avere corrispondenza con l’ordine della guida, talvolta tale condizione viene a mancare, per cui la posizione delle tavole risulta corretta solo se si tiene conto dell’argomento trattato nelle pagine vicine, mentre la numerazione è del tutto erronea. In questi casi si è deciso di rispettare comunque la posizione originaria delle incisioni: in primo luogo per evitare di alterare in maniera considerevole il volume, e, inoltre, per agevolare il lettore nella consultazione, facendo sì che alla lettura delle notizie fosse affiancato lo studio delle immagini.
La vera guida de’ forestieri curiosi di vedere […] Napoli del 1708-1713 è la quinta edizione, a undici-sedici anni dalla terza (1697), della Guida de’ forestieri del 1685. La sua uscita può essere ricondotta alla volontà dello stampatore Michele Luigi Muzio di rilanciare la propria attività, dopo un periodo di crisi vissuto all’inizio del Settecento, con l’edizione e la vendita di opere di facile smercio. Il momento propizio fu il luglio 1707, quando Antonio Bulifon, suo antico rivale ed editore fino a quel momento del volumetto di Sarnelli, emigrò in Spagna e vi morì poco dopo. L’autorizzazione necessaria a ristampare l’opera fu rapidamente ottenuta nei mesi seguenti (tra ottobre e novembre, come dalle carte Ir e IIr). I lavori furono immediatamente avviati: le pagine furono composte e le matrici delle incisioni preparate, e le prime copie videro la luce già nel 1708 (come dall’esemplare della Biblioteca Nazionale di Vienna). La tiratura, però, dové essere alquanto limitata, forse a causa di problemi economici nel frattempo sopraggiunti: il Muzio aveva sicuramente avuto difficoltà a trovare un finanziatore, cosa che si ricava dall’assenza di dediche in apertura dello scritto e dallo stato in cui si ripresentano le immagini acquistate dall’edizione del 1697 (in molte di esse si osserva l’abrasione dei vecchi testi dedicatori, ormai inutili). Era tuttavia intenzione dello stampatore non abbandonare il progetto: le pagine, così come erano state composte, insieme alle matrici, furono conservate in attesa di tempi più propizi. Questi giunsero alcuni anni dopo, quando, ricomponendo solo il frontespizio con la data corretta dal 1708 al 1713 e la pagina contenente l’autorizzazione alla ristampa (non si intervenne sulle matrici, e questo è il motivo per cui la data nell’antiporta è rimasta 1708), fu finalmente prodotto il resto dello copie (come dagli altri esemplari consultati).
Pubblicata ventotto anni dopo la morte dell’autore, La vera guida de’ forestieri del 1752 è la sesta edizione della fortunata opera del vescovo di Bisceglie, stavolta a cura della stamperia di Giuseppe de Bonis. Recuperando la precedente edizione (1708-1713), la descrizione viene “ampliata con molte moderne fabriche” da un ignoto redattore. Le aggiunte riflettono le novità intervenute con l’aprirsi del dominio borbonico: gli ampliamenti stradali e portuali, le scoperte di Ercolano, la Reggia di Portici e le ville del Miglio d’Oro, e ancora il Teatro di San Carlo e brevi cenni a progetti in corso d’opera.
Le tavole inserite in questa nostra trascrizione provengono tutte dall’esemplare conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli (Fondo Rari Doria 59), dal momento che la scansione dell’esemplare della Guida di Sarnelli conservato nella Bodleian Library di Oxford (8° SIGMA 66), e caricata in rete, riporta solo l’antiporta e la pianta di Napoli. Per contro, gli esemplari della British Library di Londra (1578/5387) e della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco (037/Gs 8349), parimenti reperibili in rete e da noi usati per raffronto, non presentano alcuna tavola al loro interno.
L’antiporta dell’esemplare bodleiano è ricavata dall’edizione del 1708-1713, ma appare come una riproduzione semplificata di questa, e senza tutte le didascalie: l’unica scritta presente è quella inserita nel cartiglio sorretto dai due angeli tubìcini, il quale però, invece di riportare il titolo Guida de’ forastieri come nel suo modello, recita Porta Capuana; gli edifici e le persone visibili attraverso l’arco sono inoltre riprodotti a specchio rispetto all’originale. L’esemplare napoletano presenta un’antiporta differente, simile a quelle inserite nella princeps (1685) e nell’edizione del 1688, ma con alcune varianti: l’arco d’ingresso ha una struttura muraria diversa e non mostra più in alto al centro lo stemma della città; non è stato inserito il Mercurio volante col cartiglio e la scritta Guida de’ forastieri; il cavaliere sul cavallo rampante volge lo sguardo verso lo spettatore e non più verso l’alto; non è presente il cagnolino ai piedi del viandante ed è stata omessa la fascia sottostante con le note tipografiche e lo stemma centrale, sostituita dalla semplice scritta in stampatello Guida de’ forestieri; i dettagli delle architetture sono invece perfettamente coincidenti.
Nell’esemplare di Oxford presente in rete, la pianta di Napoli è stata scansionata ripiegata, ma è possibile intuire, dallo stemma cittadino inseritovi, che si tratta della stessa immagine utilizzata nell’edizione del 1708-1713. L’esemplare napoletano presenta invece una pianta diversa: si tratta de La fedelissima Città di Napoli, disegnata da Carmine Perriello e incisa da Giuseppe Pietrasante (mm 225×358), che è tratta dal primo volume dell’opera di Carlo Celano Notitie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napolinell’edizione del 1724. Le tavole con la Facciata del Regio Palazzo, la Guglia di San Gennaro e la Cappella del cardinal Filamarino provengono dalla stessa edizione del Celano, e sono firmate dal disegnatore Carmine Perriello e dall’incisore Andrea Magliar.
Le tavole che rappresentano scorci e vedute di Napoli, dei suoi borghi e delle isole provengono da una grande incisione di Paolo Petrini intitolata Pianta e alzata della città di Napoli adornata da vintuno vedute delle più belle fabriche, fortezze e strade di essa (1707), “vedute” poi inserite in un volume dello stesso Petrini, Principal parte della città di Napoli, pubblicato nel 1718 (Biblioteca Nazionale di Napoli, Sezione Napoletana, VII.C7). La tavola con la Veduta del monte Vesuvio, sempre firmata da Petrini, deriva da un’originale incisione ad acquaforte (mm 127×235) in foglio sciolto; non è datata, ma una didascalia sottostante (non riportata nel Sarnelli) recita così: “È celebre questo monte per le grandi eruzzioni che ha fatto in vari tempi dalla sua cima, la quale nell’anno 1631 si abbassò tanto per l’eruzzione grande di pietre, bitume et acqua che vi fe’ nel mezzo una grandissima concavità. Hoggi dì, però, si vede in quel mezzo sorto un altro monte di pietre e bitume dal continuo fuogo che ha fatto e fa, et ha altresì la sua cima concava, onde escon fuori esalazioni semper mai”; quindi si fa riferimento a un’eruzione in corso, che deve essere compresa tra il 1692 e il 1748, anni dell’attività di Petrini a Napoli.
La tavola con la Divisione del Regno di Napoli, dell’incisore Filippo de Grado, è stata inserita per accompagnarsi alle Notizie generali del Regno nella parte finale dell’edizione.